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…………. Quando arrivo al luogo di preghiera e silenzio, non sempre rispettati da molti, trovo spesso la vedova del fornaio intenta a strofinare con uno straccetto, con un moto che a me sembra perpetuo, l’immagine del “povero” marito defunto e invariabilmente quando mi avvicino la sento sospirare e bisbigliare parole. Poi nel vedermi assume d’incanto un contegno finto e distaccato, presto abbandonato poi per una serie di domande sul mio stato di salute fisico e sui miei passatempi preferiti.
Rispondo con garbo, osservando le forme generose anche se leggermente “passate di cottura “trattenute al punto giusto dalla doppia cucitura dello spacco della gonna piuttosto che dal bottoncino della camicetta che sembra sempre sul punto di saltare.
Erminia, così si chiama  la vedova, continua  a lavorare in Forneria, anzi a gestirla,  e se dopo la morte tragicamente prematura del marito aveva pensato di rifarsi al più presto una vita di coppia  aveva poi scoperto di preferire la solitudine pratica e quotidiana, questo vengo a sapere dal custode del cimitero, vero pettegolo mondiale, purché accompagnata  frequentemente da amicizie maschili gradevoli e gratificanti che le possano dare compagnia e perché no, offrire anche una vivace vita sessuale senza i doveri di moglie e degli obblighi corrispondenti a tale ruolo.  ………………………